Nelle culture antiche, in generale non si ha una concezione positiva del lavoro. Esso è considerato opera destinata agli schiavi.
Nelle religioni monoteistiche, e soprattutto nel cristianesimo, il lavoro è considerato come una partecipazione all'opera creatrice di Dio ed è in funzione di una sempre maggiore qualità di vita individuale e collettiva in una positiva simbiosi con il Creato.
Il Cristianesimo in particolare introduce un nuovo umanesimo del lavoro e dei beni che genera, promuovendo così spinte all’innovazione del lavoro stesso e al miglioramento crescente della qualità di vita.
Sulla linea di mercati del lavoro sempre più ampi a partire dal MedioEvo da un lato il lavoro diventa sempre più una realtà dal tutelare (corporazioni), dall’altro diviene strumento di potere e ricchezza con la conseguente “alienazione” del lavoratore, il cui operato diviene sempre più merce nelle mani di una piramide ascendente di “datori di lavoro” che “sale” verso oligopolii e monopolii sempre più ristretti.
Le società e gli stati prendono sempre più coscienza di questo fenomeno e tutelando il lavoro, cercano di ricollegarlo sempre alla peculiare dignità della persona, nella consapevolezza che c’è biunivocità tra benessere economico e benessere sociale, disastro economico, disastro sociale.
Ma l’uomo non è solo un “animale economico”!
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
Il lavoro oggi è in continuo cambiamento (vedi il boom dello smart-working nel periodo pandemico): il lavoro è uno dei “fattori della produzione” e coloro che lo svolgono sono coinvolti nel processo della globalizzazione, sullo stesso piano di capitali e merci… La sola “merce” alla quale non si pongono ostacoli alla libertà di trasferimento è proprio la forza lavoro.
È necessario tutelare sempre più la dimensione personale del lavoro: compito non solo dell’individuo lavoratore, ma soprattutto di appositi organismi e governi nel mondo. A Problemi globali, risposte globali in chiave di riflessione non solo giuridico-economico-sociale, ma soprattutto etico-morale!