Conoscere le delle altri religioni è il presupposto fondamentale affinché, a partire dal contesto in viviamo, possiamo imparare ad interagire con persone di religione differente per sviluppare un'identità che sia capace di accoglienza, confronto e dialogo.
M. Buber
Ma facciamo attenzione a cadere: quando si parla di religioni, uno degli slogan che si sente dire più spesso è: «Un Dio, tanti nomi». Sono in molti, infatti, a credere che le varie religioni non siano altro che espressioni diverse di un'unica divinità osservata da più punti di vista.
La teoria dell'esistenza di un unico dio, nominato in vari modi a seconda della religione, è metaforicamente espresso nella storia dell'elefante interreligioso:
«Un giorno, un re nel nord dell'India riunì tutti i ciechi della città. Poi fece passare davanti a essi un elefante. Lasciò che alcuni ne toccassero la testa, dicendo loro che si trattava di un elefante. Altri riuscirono a toccarne l'orecchio o la zanna, la proboscide, la zampa, il sedere, i peli della coda. Dopodiché il re chiese a ciascuno come fosse un elefante. E, a seconda della parte che essi avevano toccato, risposero: come una cesta intrecciata... come un vaso... come un vomere... come un deposito... come un pilastro... come un mortaio... come una scopa.
Poi si misero a discutere gridando: «L'elefante è così, no è così», si gettarono l'uno sull'altro e fecero a pugni, mentre il re si divertiva. Per gli uomini di oggi, la disputa sulle religioni è analoga a quella dei ciechi dalla nascita. Davanti ai segreti del divino noi saremmo come nati ciechi. Per il pensiero contemporaneo, il cristianesimo non offre affatto maggiori certezze rispetto alle altre: al contrario, con la sua pretesa di verità sembra ostinarsi nel non vedere il limite che segna ogni nostra conoscenza del divino, caratterizzata da un fanatismo decisamente privo di senso, incorreggibile nel confondere la parte di cui si è avuta esperienza personale con il tutto»
J. Ratzinger, Convegno tenuto alla Sorbona, Parigi, “2000 anni dopo cosa?”