Per raggiungere l'uguaglianza di cui parla l'Agenda 2030 non basta limitarsi a distribuire a tutti uguali quantità di risorse. Sebbene sarebbe un primo passo, per ridurre consistentemente le disuguaglianze è necessario distribuire di più a chi ha di meno. Ciò a cui mira l'Agenda 2030, infatti, è ridurre il divario sociale ed economico tra persone e nazioni ricche e povere.
Sebbene sia un presupposto fondamentale, l'obiettivo finale non è la parità di trattamento, ma il raggiungimento della parità di benessere.
Abbattere le disuguaglianze significa anzitutto abolire lo sfruttamento dei più poveri da parte dei più ricchi. Molte volte, infatti, le grandi aziende preferiscono produrre i propri prodotti in paesi dove è possibile sottopagare la manodopera. Ciò, molte volte, va a discapito della sicurezza dei lavoratori, che vengono costretti a lavorare in condizioni che mettono a serio rischio la loro salute.
Un chiaro esempio di sfruttamento dei paesi poveri sono le miniere di coltan del Congo, dove i minatori, pur di sopravvivere, lavorano giorno e notte per estrarre il prezioso minerale che servirà a produrre smartphone sempre più aggiornati per soddisfare i bisogni dei più ricchi.
«Il coltan costa 20 dollari al chilo. Ci vuole almeno una settimana di tempo per estrarlo e cinque persone per estrarlo. Le persone che decidono il prezzo sono i belgi, gli inglesi e gli americani. Loro ci fanno i telefoni. Con un chilo di coltan ce ne fanno tantissimi e uno solo di quei telefoni costa centinaia di dollari»
Un altro esempio di sfruttamento che aumenta il divario tra paesi ricchi e paesi poveri è lo sfruttamento della manodopera a basso costo per la produzione di abbigliamento da rivendere sul mercato occidentale a prezzi stracciati, ma lucrando sulla salute dei lavoratori costretti ad operare in condizioni di scarsa sicurezza sul luogo di lavoro.
10.1: Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% della popolazione nello strato sociale più basso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale
10.2: Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro
10.3: Assicurare pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, anche eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito
10.4: Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza
10.5: Migliorare la regolamentazione e il monitoraggio di istituzioni e mercati finanziari globali e rafforzare l’attuazione di tali norme
10.6: Assicurare una migliore rappresentanza che dia voce ai paesi in via di sviluppo nelle istituzioni responsabili delle decisioni in materia di economia e finanza globale e internazionale, per creare istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittimate
10.7: Rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone, anche con l’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite
10.a: Attuare il principio del trattamento speciale e differente riservato ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai meno sviluppati, in conformità agli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
10.b: Incoraggiare l’aiuto pubblico allo sviluppo e i flussi finanziari, compresi gli investimenti diretti esteri, per gli stati più bisognosi, in particolar modo i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e i paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare, in conformità ai loro piani e programmi nazionali
10.c: Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi oltre il 5%