Uno dei problemi più difficili da risolvere, riguardo l'interruzione volontaria di gravidanza in ambito bioetico, è l'identificazione del momento in cui l'ovulo fecondato diventa a tutti gli effetti un essere umano.
Alcuni sostengono che si tratti di un essere umano fin dal primo istante del concepimento, ovvero dal momento in cui l'ovulo viene fecondato dallo spermatozoo, poiché già da questo momento, si verifica la comparsa di un nuovo DNA e, quindi, di un nuovo individuo umano.
Altri, invece, sostengono che si possa parlare di essere umano dopo il quindicesimo giorno dalla fecondazione dell'ovulo, poiché da questo momento, con la comparsa della stria primitiva, le cellule, prima tutte uguali, cominciano a specializzarsi in ossa, muscoli e nervi, facendo via via assumere all'embrione le sembianze umane.
Tuttavia, ancora oggi, la scienza non è riuscita a definire in senso univoco il momento esatto in cui inizia la vita umana. Questo comporta una forte pluralità di opinioni, ad esempio, riguardo al limite entro il quale è possibile praticare l'interruzione volontaria di gravidanza. Ad esempio, in Italia, il limite è fissato al terzo mese di vita del nascituro, mentre in alcuni paesi del continente americano questo limite si estende, in alcuni casi, fino al nono mese di vita.
In assenza di un criterio univoco, la posizione che più rispetta la dignità della vita umana è quella che tutela l'embrione fin dal primo istante del concepimento.
Confrontare la prospettiva della fede cristiana e i risultati della scienza come letture distinte ma non conflittuali dell’uomo e del mondo e saper esporre le principali motivazioni che sostengono le scelte etiche dei cattolici rispetto alle relazioni affettive e al valore della vita dal suo inizio al suo termine, in un contesto di pluralismo culturale e religioso.
Lo studente coglie le implicazioni etiche della fede cristiana e le rende oggetto di riflessione in vista di scelte di vita progettuali e responsabili.
Fonte: Indicazioni Nazionali338-341
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