Il quadro Decalcomania di Magritte ci pone davanti ad una scena surreale: due figure umane, una accanto all'altra, dominano la scena. Da un lato un uomo, di spalle e senza identità, guarda l'orizzonte. Dall'altro, un sipario intagliato dalla stessa figura, ma questa volta la sagoma è riempita dal cielo e dal mare dello sfondo.
Da una parte l'io reale, concreto, determinato da caratteristiche fisiche ed estetiche. È l'io della vita di tutti i giorni, con le sue occupazioni e i suoi impegni.
Dall'altra l'io sognato, ideale, in qualche modo metafisico. È l'io interiore, determinato dal carattere, dai pensieri, dalle idee.
A volte l'io "fisico" si scontra con quello "metafisico", e sentiamo quasi l'esigenza di sceglierne uno a discapito dell'altro. A volte i sogni e le idee sembrano essere inconciliabili con la realtà concreta.
Eppure, chi cerca il senso della propria vita tende a ravvicinare le due figure perché, una volta trovato, il senso illumina la quotidianità con un significato che fornisce direzione a tutto ciò che si fa.
La prosa quotidiana si può trasformare in pura poesia. Non bisogna rinunciare alla concretezza perché apparentemente in contrasto con i nostri sogni, né, al contrario, dobbiamo mettere da parte progetti e aspirazioni per conformarci alle esigenze del mondo intorno a noi. Realizzare la propria identità significa invece riconoscere il cielo sereno dentro di sé, sapendolo scoprire nelle vicende, semplici e straordinarie, della vita quotidiana.
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