Costituzione della Repubblica italiana, art.11
Nell’articolo 11 della Costituzione italiana si afferma che il nostro paese, l'Italia, rifiuta la guerra “come strumento di offesa” o come mezzo per risolvere le controversie, quindi non consente che si possa attaccare un altro popolo, ma è ammessa solo per difesa. Quindi la nostra Costituzione rifiuta la guerra come mezzo di intervento ma consente al nostro esercito di intervenire, a scopi di pace e di giustizia, in situazioni che necessitano tale intervento a livello internazionale. Inoltre l'Italia, acconsentendo di limitare la propria sovranità, si impegna a salvaguardare tutte le altre nazioni con pari volontà e a sostenere quelle organizzazioni internazionali che promuovono la pace e la giustizia. Si può considerare che, precedentemente, l’articolo 11 sia stato violato quando l’Italia subentrò nella situazione afgana in seguito a un mandato Onu e su richiesta del legittimo governo di Kabul per far fronte alle forze talebane, mentre recentemente con l’intervento dell’esercito italiano in Libia. Si parla così di "Costituzione violata" in quanto una missione di pace non dovrebbe prevedere combattimenti tanto frequenti e specialmente l’uso delle bombe.
Fonte: Skuola.itLetizia Bossini, psichiatra e psicoterapeuta dell’Università di Siena, referente per l’Osservatorio nazionale per la valutazione e la terapia del danno psico-sociale nelle vittime del terrorismo e nei loro familiari, definisce così i sintomi del PTSD:
«Il senso di colpa per essere sopravvissuti è uno dei sintomi classici di questo disturbo. Gli altri sono: ansia con uno stato d’allerta continuo, irritabilità, i flashback e il numbing, che significa un appiattimento emotivo – molte coppie si separano –, un’anestesia per i sentimenti ma pure fisica: nel reduci dal Vietnam si constatò una soglia del dolore molto alta. Questi “numbizzati” hanno fondamentalmente un blocco del cervello fermo al momento del trauma. Questo blocco è anche neurobiologico: tanto che si vede con una risonanza magnetica funzionale e strutturale»
Fonte: FondazioneVeronesi.itIl riconoscimento della gravità di questo disturbo è da tempo reclamato da psicologi e militari, alcuni dei quali lamentano una scarsa considerazione dei disagi psicofisici causati dalla guerra. Il programma televisivo Le Iene ha dedicato un intero servizio a questo argomento.
Già per i primi cristiani, la guerra era evidentemente in contrasto con la loro fede. Uno dei più importanti pensatori del II-III° secolo, Origene, parlava dei cristiani così:
Noi non brandiamo la spada contro nessun popolo, né impariamo a fare la guerra, perché siamo divenuti figli della pace per mezzo di Gesù Cristo, che seguiamo come nostro condottiero.
Origene, Contra Celsum V,33Chi si battezzava, addirittura, non poteva più arruolarsi nell'esercito, mentre chi già prestava servizio militare poteva continuare a farlo per non ridursi al lastrico, ma doveva assolutamente astenersi dall'uccidere.
Sarà sant'Agostino il primo a distinguere tra «guerra giusta» (contro le ingiustizie) e «guerra ingiusta» (fatta per mire espansionistiche o per sottomettere popolazioni).
San Tommaso, poi, sancirà i tre criteri per poter definire «giusta» una guerra:
che sia dichiarata dall’Autorità;
che ci sia una giusta causa (per rimediare un danno o una violenza);
che i combattenti abbiano come unica intenzione quella di promuovere il bene e di evitare il male.
Oggi, purtroppo, il tema della guerra continua ad essere attuale, tanto che papa Francesco ha ritenuto necessario chiarire che, per i cristiani, la guerra non è mai giusta, benché vi si possa ricorrere come ultima risorsa e solo per difendersi da un'aggressione.
Ancora oggi dobbiamo pensare con attenzione al concetto di ‘guerra giusta’. Abbiamo imparato in filosofia politica che per difendersi si può fare la guerra e considerarla giusta. Ma si può parlare di ‘guerra giusta’? O di ‘guerra di difesa’? In realtà la sola cosa giusta è la pace. [...] Si dice: ‘Io faccio la guerra perché non ho altra possibilità per difendermi’. Ma nessuna guerra è giusta. L’unica cosa giusta è la pace.
Papa Francesco in Politique et societé, libro di Dominique Wolton